Arte, Fotografia, Disegni e Progetti di Architettura Collezione Francesco Moschini e Gabriel Vaduva A.A.M. Architettura Arte Moderna
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Biografia dell'autore -
Francesco Moschini, Carlo Aymonino e Gabriel Vaduva
Roma 25 febbraio 2008
© Gabriel Vaduva / Archivio FFMAAM
Biografia dell'autore

Carlo Aymonino (Roma 1926-2010) si laurea in Architettura a Roma nel 1950. Lo zio Marcello Piacentini lo inizia allo studio dell’architettura, dopo che già da piccolo aveva imparato a disegnare scenografie per le feste familiari. In seguito Aymonino coltiva la sua passione per l’arte attraverso la conoscenza di Mafai, Scialoja, Melli, Guttuso, di cui ha seguito gli insegnamenti assieme a Perilli e Dorazio.

Docente dal 1959, ha insegnato a Venezia, Palermo e Roma, è stato direttore dello I.U.A.V., dove insegna attualmente. È professore onorario degli Altos Estudios del Cayc. È Accademico Nazionale di San Luca dal 1982.

Durante i primi anni di attività aderì al neorealismo, lavorando ai progetti per la palazzina “Tartaruga” a Roma (1951-54), con L. Quaroni, per il quartiere Spine Bianche a Matera (1954-57) e per il quartiere Tiburtino a Roma (1950-54) con L. Quaroni e M. Ridolfi. Dal 1959 al 1964 ha diviso lo studio con il fratello Maurizio. Già dalla fine degli anni Cinquanta la ricerca di Aymonino aspira a dare al progetto il ruolo di risolutore delle diversità complessità e contraddizioni esistenti sia a scala urbana, che nei dettagli architettonici.

L’adesione teorica alla tensione ricompositiva della modernità diventa concreta realizzazione nel complesso residenziale “Monte Amiata” del Gallaratese a Milano (1967-72), progettato in collaborazione M. Aymonino, A. De Rossi, S. Messarè, progetto che poi vede anche la collaborazione di Aldo Rossi, cui Aymonino chiede di progettare parte del complesso. Il progetto del Gallaratese rappresenta il culmine della ricerca sui fondamenti della nuova scienza urbana, la risposta concreta alla ricerca teorica che stava sviluppando con Aldo Rossi. Nelle opere e nei progetti degli anni Settanta la poetica di Aymonino si esprime con un linguaggio che integra e rispetta le complessità tipologiche, con rigore geometrico e “intensi cromatismi”.

Degli anni Settanta sono i progetti per l’Università di Firenze (1971), per l’Università delle Calabrie (1973), per il palazzo di Giustizia di Ferrara (1977-1984), il Campus scolastico superiore di Pesaro (1970-1984). Nel 1980 C. Aymonino ha ricoperto la carica di Assessore agli interventi nel centro storico di Roma, dando via ad una serie di interventi e di studi sulla città che hanno segnato un momento di svolta nel modo di utilizzare e vivere il centro storico. In seguito ha focalizzato la sua attenzione sulla scala urbana.

Degli anni Ottanta sono i progetti per l’edificio residenziale alla Giudecca a Venezia (1984), il Centro residenziale e commerciale Benelli a Pesaro (1980-83), il Complesso residenziale Tor Sapienza a Roma (1981-82), il sistema di piazze al centro di Terni (1985) i sistemi polifunzionali a Scandicci (1989), a San Donà del Piave (1990), in via Ostiense a Roma (1991). Attualmente ha uno studio a Roma ed uno a Venezia; tra i suoi ultimi progetti la copertura del Giardino Romano all’interno dei Musei Capitolini a Roma.

La teoria, lo studio sull’abitare, lo studio sulla città, sono stati chiaramente indagati ed espressi da Aymonino in numerosi testi tra cui Origini e sviluppo della città moderna (Padova 1971), Il significato della città (Bari 1975), Lo studio dei fenomeni urbani (Roma 1977), Un progetto per il centro Storico di Roma (con R. Panella, Roma 1983), Piazze d’Italia progettare gli spazi aperti (Milano 1988), e La città di Padova (con altri autori, Padova 1970), Le Capitali del XIX Secolo e Le Capitali del XX Secolo (Roma 1975, 1977).

Esiste una vasta letteratura che riguarda il pensiero e l’attività progettuale di Carlo Aymonino, tra cui Campus scolastico a Pesaro a cura di Francesco Moschini, la monografia Carlo Aymonino a cura di Giancarlo Priori (Bologna 1990) e Carlo Aymonino: disegni 1972-1997 a cura di E. Pitzalis (Milano 2000).

L’abitudine al disegno sembra essere l’arma con cui Carlo Aymonino riesce a controllare, contestualizzare e giocare con il progetto, che viene rappresentato in viste tridimensionali, spesso di grande formato, in cui sono inserite ombre e figure che sanciscono il tipo di riferimento spaziale, l’appartenenza del progetto ad una categoria spaziale e ad una storia.

Donata Tchou