Arte, Fotografia, Disegni e Progetti di Architettura Collezione Francesco Moschini e Gabriel Vaduva A.A.M. Architettura Arte Moderna
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Biografia dell'autore

Francesco Berarducci (Roma 1924-1992) si laurea in Architettura a Roma nel 1950, nello stesso anno in cui si laureano anche C. Aymonino, C. Chiarini, S. Lenci e C. Melograni che, sotto la guida di Ridolfi e Quaroni, progetteranno il quartiere Tiburtino a Roma, brano urbano considerato come la realizzazione architettonica più esaustiva del neorealismo italiano. Berarducci sceglie invece di seguire prima Morpurgo, con cui collabora alla progettazione del quartiere di Torre Spaccata a Roma, ed in seguito De Renzi, giovane docente presso l’Istituto di Elementi di Architettura, che diventerà un determinante riferimento nella sua formazione, tramite il quale conoscerà non solo Le Corbusier, Wright e Mies, ma anche l’architettura dei Paesi Scandinavi che lo porterà a concepire e pubblicare un illuminante saggio su A. Jacobsen (Lo spazio e il design di Arne Jacobsen, Roma 1966), denunciando i suoi interessi di progettista.
Personaggio schivo, Berarducci preferisce sperimentare le proprie idee sull’architettura e sulla città in solitudine, nel silenzio del suo studio e nella dimensione a lui più congeniale del “pensiero disegnato” che trova compimento solo attraverso la realizzazione dell’opera.
La realizzazione diventa quindi l’obiettivo principale del suo “fare architettura”, portandolo a ribadire costantemente la priorità del disegno e della costruzione sulla teoria ed il dibattito. Ad una produzione architettonica più conosciuta, quale la sede della RAI in Viale Mazzini a Roma e la chiesa di S. Valentino al Villaggio Olimpico, Berarducci affianca realizzazioni simbolicamente esemplari, come una serie di “palazzine” in via dei Colli della Farnesina, in via S. Giovanna Elisabetta ed in via Cavalier D’Arpino a Roma - alle quali darà piena dignità costruttiva ridefinendone il “tipo” in maniera personale e come strumento di verifica delle problematiche dell’abitare – nelle quali, forte degli insegnamenti di P. L. Nervi, suo docente negli anni dell’Università, la struttura ridiventa un elemento fondamentale della forma. L’ultima realizzazione professionale di Berarducci, gli edifici direzionali del Torrino Nord, sottolineano, infine, il ritorno alla permanenza ed alla invarianza della forma, inalterabile nel tempo, come le architetture del passato: un’architettura semplice e lineare, ottenuta proponendo volumi essenziali, parallelepipedi alti più di 30 metri, “un’architettura che sembra continuare le architetture dell’EUR, non solo nell’essere monumento, ma nel suo essere ordine, ordine classico, costruito con elementi architettonici ridotti alla loro essenza da una poetica profondamente contemporanea”.

Augusto Cusmai