Arte, Fotografia, Disegni e Progetti di Architettura Collezione Francesco Moschini e Gabriel Vaduva A.A.M. Architettura Arte Moderna
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Biografia dell'autore -
Aldo Rossi e Francesco Moschini, 1992
© Gabriel Vaduva / Archivio FFMAAM
Biografia dell'autore

Aldo Rossi (Milano 1931-1997), per lo spessore delle sue costruzioni teoriche e per la forza delle sue realizzazioni, è uno dei più importanti architetti italiani della seconda metà del secolo.

Con la sua opera ha costituito il nucleo attorno al quale ha preso forma e si è consolidata la “Tendenza”, che ha rappresentato, per almeno due decenni, la parte più impegnata e internazionalmente apprezzata dell’architettura italiana.

Già dal 1955 redattore della rivista «Casabella-continuità» diretta da Ernesto N. Rogers. Aldo Rossi si laurea a Milano nel 1959, dopo aver lavorato con Ignazio Gardella e con Marco Zanuso. Nel 1963 è assistente di Ludovico Quadroni ad Arezzo e di Carlo Aymonino a Venezia; nel 1965 diviene professore incaricato di Caratteri distributivi degli edifici a Milano. L’anno successivo pubblica “L’architettura della città” (Milano, 1966) volume che ha visto numerose riedizioni sia in Italia che all’estero.

Tra la fine degli anni Sessanta a l’inizio del decennio successivo Aldo Rossi attraversa il periodo di maggior fecondità creativa. Dopo aver partecipato a numerosi concorsi (nel 1962 per il Monumento alla Resistenza a Cuneo, nel 1964 per il nuovo teatro Paganini e piazza della Pilotta, nel 1966 per il quartiere San Rocco a Monza) e realizzato alcuni edifici (la Villa ai Ronchi in Versilia, sua prima opera, nel 1960, il Ponte della Triennale di Milano nel 1964, la piazza e la fontana monumentale di Segrate nel 1965), nel 1967 è chiamato da Carlo Aymonino a progettare uno dei corpi del quartiere Gallaratese, il quale, insieme al Cimitero di San Cataldo a Modena, iniziato nel 1971, gli consentirà di verificare il valore della sua teoria progettuale alla scala urbana.

Divenuto nel 1970 professore ordinario di Composizione Architettonica, il 23 novembre 1971 viene sospeso dall’insegnamento (insieme agli altri componenti del Consiglio di Facoltà del Politecnico di Milano colpiti dal provvedimento del Ministero della Pubblica Istruzione); l’anno successivo è chiamato dal Politecnico Federale di Zurigo. In questi anni pubblica numerosi saggi e articoli, raccolti poi in “Scritti scelti sull’architettura e la città” (Milano, 1975).

Seguono i progetti che consacreranno la fama di Aldo Rossi a livello mondiale: la scuola elementare di Fagnano Olona (1972), il progetto per il palazzo della Regione ed il progetto per una casa dello studente a Trieste (entrambi del 1974), il progetto per una casa dello studente a Chieti (1976), il teatrino scientifico (1978), la scuola elementare di Broni (1979), il teatro del Mondo ed il portale d’ingresso per la Biennale di Venezia del 1980.

Il volume curato da Francesco Moschini “Aldo Rossi. Progetti e disegni 1962-1979” (Firenze, 1979, Coedizioni internazionali: Rizzoli, New York, Academy Edition, London, L'equerre, Paris, Xarait, Madrid.), raccoglie, per la prima volta ordinati organicamente, i progetti di quegli anni, dopo che il libro di V. Savi “L’architettura di Aldo Rossi” (Milano, 1976) ne aveva analizzato ed esposto i contenuti.

Reintegrato all’insegnamento in Italia, dal 1975 Aldo Rossi viene chiamato a Venezia. Dall’anno successivo tiene corsi negli Stati Uniti e conferenze in tutto il mondo. Nel 1979 diviene Accademico di San Luca.

Gli anni Ottanta vedono la realizzazione di grandi cantieri; mentre numerose mostre illustrano in tutto il mondo il lavoro di Aldo Rossi. Contemporaneamente, dai suoi progetti - proprio quando questi giungono su larga scala alla verifica della costruzione - viene meno il connotato di “terribilità” che ne aveva fino ad allora contraddistinto lo stile - spesso imitato con troppa facilità. La sua raffigurazione dell’architettura, da laconica e severa, ambigua ma ostinatamente semplificata, volutamente priva di complessità, tende ora a trasformarsi in una sorta di compiaciuta autorappresentazione del proprio repertorio di segni e forme. I suoi disegni declinano il concetto di “fissità” in una versione non immune da una piacevolezza di carattere prevalentemente estetico, prima sconosciuta. Intanto i riconoscimenti internazionali si susseguono.

Nel 1981 Rossi ottiene il primo premio al concorso IBA per l’isolato n.10, fra la Kochstrasse e la Fiedrichstrasse, a Berlino, che segna la cristallizzazione di un insieme di motivi architettonici che diventeranno propri dei suoi edifici residenziali, e che più volte riproporrà in seguito: nella sistemazione dell’area di Fontivegge a Perugina (1982), nella “Casa Aurora” a Torino (1984), nell’edificio residenziale in zona Vialba a Milano (1985) e, in un’accezione leggermente diversa, nell’area della Villette sud a Parigi (1986).

A questi anni corrisponde anche la definizione di una serie di elementi che, modulati in diverse maniere, costituiscono le variabili della matrice compositiva che, nei vari tipi di edificio, si compongono e si ripetono costantemente nelle sue opere.

Impossibile riassumere in questa sede i progetti che, a partire dalla metà degli anni Ottanta, vengono prodotti dallo studio di Aldo Rossi. Per una loro sintesi si vedano i tre volumi di A. Farlenga, “Aldo Rossi architetture 1959-1987”, “1998-1993” e “1992-1996” (Milano 1987, 1993 e 1996), di cui una sintesi è costituita dal volume dello stesso A. Farlenga “Aldo Rossi. Tutte le opere” (Milano 1999).

Nel 2007 esce il catalogo-portfolio a cura di Francesco Moschini “per Aldo Rossi: dieci anni dopo” (Gangemi / Accademia Nazionale di San Luca)

Si segnalano inoltre i volumi a cura di Celant Germano “Aldo Rossi. Disegni” (Skira 2008), e “Aldo Rossi. Teatri” (Skira / Fondazione Emilio e Annabianca Vedova 2012)

Romolo Tancredi